lunedì 19 aprile 2010

Sette



In questo momento sono fermo (già come farei a scrivere?) e mentre cercavo la mia bottiglia di rum nello zaino, mi è capitata tra le mani la foto dei miei nonni nel giorno del loro matrimonio. Erano molto giovani e veramente belli, due boccioli di rosa che si aprivano al sole oramai di ottanta anni fa. Nonno più di una volta ha rischiato una schioppettata fra le chiappe dal parte del mio bisnonno. Il motivo? Non voleva che ronzasse intorno a mia nonna, era per lui un sognatore e quindi un buono a nulla. Il nonno conquistò il cuore di mia nonna con poesie e racconti e con le rose che rubava nel roseto di suo padre. Vissero, finche poterono, la storia d’amore più bella che io ricordi, dico finche poterono perché un freddo giorno (chissa perchè questi giorni sono sempre freddi) li andarono a trovare le SS e in quanto ebrei vennero deportati, mia madre, che si salvo per puro caso, quando ero piccolo mi raccontava che da qualche parte ad Auschwitz sono sbocciati dei gigli la dove le ceneri dei nonni si sono posate.